Era un Samuel Lewis completamente affranto quello seduto nella accogliente poltrona di prima classe del volo Parigi-Pechino. Sfogliava i giornali lentamente e i commenti erano altrettanti colpi al suo sogno di gloria. I giornali del suo Paese erano unanimi nel considerare la parole di Chirac un atto politico gravissimo. Un’offesa violenta e gratuita che non poteva trovare nessuna giustificazione neanche nella fatidica conferenza stampa. Non aveva forse dato spiegazioni il Dipartimento di Stato? E perché scegliere l’occasione di una iniziativa congiunta nell’interesse della ricerca scientifica planetaria per un attacco così personale e volgare? Evidentemente i Presidente francese se l’era legata al dito e aveva deliberatamente scelto il momento giusto per la sua violenta ritorsione. Non mancavano, nella stampa americana, le dichiarazioni patriottiche e bellicose delle associazioni più conservatrici e nazionalistiche che contribuivano a ad alimentare zizzania non solo tra i capi ma anche tra i rispettivi popoli.. Il portavoce della All wars veterans association di Dallas nel Texas si scagliava contro “ il capo dei francesi, immemore della storia che dimostrava che la libertà del suo popolo di continuare a praticare le loro discutibili abitudini sessuali, era stata pagata con il sangue dei soldati americani, i quali, già allora, avrebbero dovuto capire per quali corrotti avevano combattuto, avendo riportato, dalla campagna di Francia, sifilide e altre sudicie malattie veneree”. I giornali europei, fatta eccezione di quelli francesi, stretti intorno al loro capo, erano preoccupati per quello che si presentava come un incidente diplomatico estremamente grave. Tuttavia erano molto prodighi nel ricordare le parole di Bush nella sua disgraziata conferenza stampa, assumendo, con questo, una posizione non proprio equidistante.
Nell’immenso salone della Città Proibita, il Premier comunista, Wen Jiabao, stava ringraziando con grande enfasi il Presidente americano per il gesto di condivisione, con gli scienziati cinesi, della grande opportunità di studiare per la prima volta un campione di cometa. Questo gesto si inscriveva in un saldo rapporto di cooperazione tra i due grandi paesi. Cooperazione in tanti settori dell’economia mondiale ma anche in campo politico, nella vigile convergenza contro il terrorismo internazionale, nonostante le diverse impostazioni politiche e ideologiche. Il Capo dei comunisti cinesi, nel concludere il suo intervento, non mancò poi di richiamare tutti, con chiaro riferimento alle polemiche durissime nate a Parigi, ad avere un maggior senso di responsabilità e a raffreddare rapidamente ogni polemica.
Quell’intervento rinfrancò enormemente lo spirito di Lewis riportandogli sul viso una serenità che sembrava, dopo Parigi, irrimediabilmente perduta. Non potè comunque non provare una certa inquietudine, memore delle esperienze appena trascorse, quando il corrispondente a Pechino del China Times di Taiwan chiese a Wen Jiabao se le sue parole, unitamente alla stima per Bush, potessero rassicurare i suoi connazionali sull’abbandono di ogni pretesa da parte dei comunisti verso la Cina nazionalista. La risposta del leader comunista fu secca e perentoria : “Né il popolo cinese, né il Partito comunista cinese, né io personalmente nutriamo alcuna stima per l’attuale capo dell’imperialismo americano. E’ a capo di una cricca affaristica che comprende i capi reazionari arabi e che controlla il commercio del petrolio. Il governo americano è in mano a questa banda di criminali reazionari. Il loro popolo è dominato da gangster che si arricchiscono con la droga, la prostituzione e il gioco d’azzardo. I nostri piani per riprenderci il territorio di Formosa, sottrattoci dalla criminale alleanza anglo americana, quando la Cina era sottoposta agli attacchi di differenti nemici, sono ormai conclusi. Non sarà la famiglia Bush assieme a quella di Cheney, a fermare i nostri diritti. Li liquideremo con un contratto di acquisto poliennale del loro petrolio. I cani reazionari, come si è visto a Parigi, si azzannano tra di loro e questo accelererà la loro definitiva rovina.” Samuel Lewis, a quelle parole, si sentì prigioniero di un incubo e poco mancò che non svenisse tra le braccia del suo stralunato ambasciatore. Nella grande sala, non ci fu il vociante scompiglio del Quay d’Orsay ma un silenzio assoluto, rivelatore dello shock provocato da quella inaspettata aggressione verbale.
Lewis non se l’era sentita di procedere verso Tokio. Non che si attendesse qualcosa di analogo a quello accaduto a Parigi e Pechino. Per fortuna il processo di americanizzazione del Sol Levante e di integrazione finanziaria era arrivato in profondità e i giapponesi erano il loro più fedele alleato. No, gli ultimi avvenimenti avevano creato un tale scompiglio internazionale, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra l’opinione pubblica mondiale, che sentiva il bisogno di tornarsene a casa a riflettere. Si procurò, cambiando i suoi programmi, un posto sul primo volo per Washington. Una volta salito sul boeing 747, si tolse le scarpe, mise la benda sugli occhi, prese due pasticche di melatonina e si allungò sulla poltrona con la assoluta intenzione di svegliarsi all’arrivo. Nonostante la melatonina e la stanchezza, la tensione non si placò e il suo cervello rimuginò per tutto il viaggio sulla improvvisa, cruda intemperanza verbale che si era impossessata di tre dei leader più importanti del mondo. Il che gli aveva mandato a puttane la tattica da lui suggerita allo staff della casa Bianca. Ma questo, in cuor suo ne conveniva, era poca cosa di fronte alla crisi politica internazionale che si andava delineando.
Niente più peli nella lingua. Sembrava che tutti avessero improvvisamente scelto lo stile del vituperato Presidente Venezuelano, Hugo Chavez. Era evidente che Bush e i suoi texani avevano dei pregiudizi un po’ rozzi sui gusti sessuali dei francesi. Gli americani non chiamavano forse “bacio alla francese” il bacio a bocca aperta e slinguamento? Che Chirac e buona parte del governo di Parigi - e non erano i soli in Europa - considerassero l’attuale presidente degli Stati Uniti “ un vaccaro e ubriacone” erano in molti a sospettarlo Le affermazioni del premier cinese, poi, con il riferimento agli affari della famiglia Bush, di Cheney e dei governanti arabi e l’annuncio degli imminenti piani di invasione di Formosa, facendo intendere che la Cina nazionalista era una questione risolta con i petrodollari, erano verità bisbigliate nei corridoi ma troppo dure da digerire. pubblicamente. Come era pensabile che, all’improvviso, alcuni tra i fondamentali reggitori dell’equilibrio dell’economia mondiale globalizzata, squarciassero il velo della dissimulazione politica e si rivolgessero alla pubblica opinione esprimendo le vere intenzioni di ciascuno e le personalissime idiosincrasie? Che ne sarebbe stata della ordinata adesione di miliardi di consumatori a un modello di democrazia fondata sul rispetto delle leadership? La funzione dei servizi segreti, delle diplomazie, le operazioni coperte, le trattative d’affari, la borsa, la stessa competizione elettorale, tutto sarebbe stato travolto, precipitando nell’anarchia.
La razionalità fredda e sperimentata dello scienziato cercava spiegazioni e risposte che non trovava. Dopo aver valutato e rivalutato una decina di scenari possibili arrivò, mentre l’aereo atterrava al Dulles International Airport, alla sconsolata conclusione che Bush, Chirac e Wen Jiabao s’erano bevuto il cervello! Con questa certezza, che rimetteva in qualche modo ordine alla sua visione del mondo, Samuel Lewis si diresse alla sala bagagli per ritirare la sua valigia. L’aveva appena intravista tra le strisce della tendina, quando, alzando gli occhi, la sua attenzione fu catturata dalle breaking news della CNN sul monitor che sovrastava il suo corner : “L’ Imperatore del Giappone, Akihito, rispondendo oggi ad una domanda di un giornalista coreano, durante la cerimonia pubblica di ringraziamento per il dono americano di campioni di polvere stellare prelevata dalla coda di una cometa, ha affermato che l’odio profondo contro il popolo americano, che tutte le generazioni di giapponesi provano, e che hanno imparato a dissimulare, si estinguerà solo quando la storia avrà fatto giustizia di un sistema criminale e disumano, l’unico al mondo ad aver sperimentato le bombe nucleari sulle popolazioni inermi.”
Seduto dietro la grande scrivania del suo ufficio, Samuel Lewis guardava affascinato i colori del parco.Da qualche giorno viveva come sospeso e attonito. Dopo Washington, Parigi, Pechino, Tokio,
ogni giorno, dichiarazioni di quasi tutti i leader dei principali paesi del pianeta, prive di ogni saggezza e prudenza, irose o fredde, ma sempre devastanti, a seconda della personalità del singolo leader, si rincorrevano da un network all’altro, occupavano le prime pagine dei giornali. Le tirature e l’audience avevano raggiunto picchi incredibili di saturazione, rallegrando gli azionisti ma scompaginando il quadro politico generale e i sistemi di alleanza.
Dopo Bush, Chirac, Wen Jiabao e l’Imperatore del Giappone, altri si erano distinti, per un outing feroce contro questo o quel leader. Tuttavia la Presidenza americana faceva la parte del leone nel ricevere giudizi smodatamente negativi. Putin, Angela Merkel, Tony Blair – G:W Bush? Un alcoolista idiota alla cui lealtà ho sacrificato la mia carriera politica – Sharon, Manhoman Singh,
Mandela, John Howard, la Regina d’Olanda, Berlusconi - …l’ho riempito di orologi costosissimi e mi ha dato del mafioso! Avrei dovuto dar retta ai miei vecchi amici italo americani di Miami che lo giudicavano inaffidabile. A pensare che a un coglione così ho regalato pure la maglia di Van Basten!-
La lista dei capi di stato che spiattellavano il loro pensiero, come se fossero a quattrocchi con le mogli, era lunghissima. Inoltre, c’erano state altre due occasioni in cui Gorge W. Bush aveva mandato fuori di testa il suo staff : una dichiarazione di correità nella vicenda Erron e un entusiastico quanto colorito giudizio sulla morbidezza della bocca di alcune stagiste della Casa Bianca. Ma questo accadeva anche nelle altre capitali. Ogni qualvolta uno dei leader era coinvolto in conversazioni private o in conferenze stampa, sembrava perdere ogni freno inibitorio. I media riportavano notizie di iniziative pressanti dei partiti politici e degli establishment, sostenitori degli improvvidi capi, per costringerli a dimissioni anticipate. In ogni paese - ad esclusione della Cina - l’opposizione pressava con la richiesta di impeachment del capo del governo.
Il telefono squillò e interruppe l’inquietante rassegna di Samuel Lewis. Era Elizabeth Ryan. Samuel non sentiva la sua ex amante da qualche settimana. Aveva evitato accuratamente di farsi vedere con lei e di cercarla, dopo la serata al suo ranch.
“ Dimmi Beth, che cosa hai?” Chiese non senza un certo imbarazzo. “Samuel, ho bisogno di vederti. Di parlarti. Al più presto…” Le parole della Ryan non lo rassicurarono affatto. Di tutto ho bisogno in questo momento - pensò - fuorché delle complicazioni psicologiche di una ex amante depressa. Si sforzò di usare un tono di voce rassicurante e pacato. “ Calmati Beth. Non puoi spiegarmi adesso? Lo sai quanto sono impegnato.” “Devo vederti Samuel. Devo parlarti di quello che mi sta accadendo. Non riesco più a governare la mia mente…” Le ultime parole furono rotte da un singhiozzo. Samuel Lewis si sentì afferrare da una agitazione crescente. Decise di tagliar corto. “OK Beth, ci vediamo stasera, dopo la chiusura dei laboratori al Cedar motel.” Chiuso il telefono, si sforzo di immaginare cosa stesse accadendo alla donna. Nessuna delle ipotesi che riusciva ad elaborare lo lasciava tranquillo. Decise di chiamare Isaiah Horowitz per cercare di sapere da lui qualcosa di più. Aveva accordato l’appuntamento a Elisabeth ma non voleva giungerci impreparato.
Nell’immenso salone della Città Proibita, il Premier comunista, Wen Jiabao, stava ringraziando con grande enfasi il Presidente americano per il gesto di condivisione, con gli scienziati cinesi, della grande opportunità di studiare per la prima volta un campione di cometa. Questo gesto si inscriveva in un saldo rapporto di cooperazione tra i due grandi paesi. Cooperazione in tanti settori dell’economia mondiale ma anche in campo politico, nella vigile convergenza contro il terrorismo internazionale, nonostante le diverse impostazioni politiche e ideologiche. Il Capo dei comunisti cinesi, nel concludere il suo intervento, non mancò poi di richiamare tutti, con chiaro riferimento alle polemiche durissime nate a Parigi, ad avere un maggior senso di responsabilità e a raffreddare rapidamente ogni polemica.
Quell’intervento rinfrancò enormemente lo spirito di Lewis riportandogli sul viso una serenità che sembrava, dopo Parigi, irrimediabilmente perduta. Non potè comunque non provare una certa inquietudine, memore delle esperienze appena trascorse, quando il corrispondente a Pechino del China Times di Taiwan chiese a Wen Jiabao se le sue parole, unitamente alla stima per Bush, potessero rassicurare i suoi connazionali sull’abbandono di ogni pretesa da parte dei comunisti verso la Cina nazionalista. La risposta del leader comunista fu secca e perentoria : “Né il popolo cinese, né il Partito comunista cinese, né io personalmente nutriamo alcuna stima per l’attuale capo dell’imperialismo americano. E’ a capo di una cricca affaristica che comprende i capi reazionari arabi e che controlla il commercio del petrolio. Il governo americano è in mano a questa banda di criminali reazionari. Il loro popolo è dominato da gangster che si arricchiscono con la droga, la prostituzione e il gioco d’azzardo. I nostri piani per riprenderci il territorio di Formosa, sottrattoci dalla criminale alleanza anglo americana, quando la Cina era sottoposta agli attacchi di differenti nemici, sono ormai conclusi. Non sarà la famiglia Bush assieme a quella di Cheney, a fermare i nostri diritti. Li liquideremo con un contratto di acquisto poliennale del loro petrolio. I cani reazionari, come si è visto a Parigi, si azzannano tra di loro e questo accelererà la loro definitiva rovina.” Samuel Lewis, a quelle parole, si sentì prigioniero di un incubo e poco mancò che non svenisse tra le braccia del suo stralunato ambasciatore. Nella grande sala, non ci fu il vociante scompiglio del Quay d’Orsay ma un silenzio assoluto, rivelatore dello shock provocato da quella inaspettata aggressione verbale.
Lewis non se l’era sentita di procedere verso Tokio. Non che si attendesse qualcosa di analogo a quello accaduto a Parigi e Pechino. Per fortuna il processo di americanizzazione del Sol Levante e di integrazione finanziaria era arrivato in profondità e i giapponesi erano il loro più fedele alleato. No, gli ultimi avvenimenti avevano creato un tale scompiglio internazionale, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra l’opinione pubblica mondiale, che sentiva il bisogno di tornarsene a casa a riflettere. Si procurò, cambiando i suoi programmi, un posto sul primo volo per Washington. Una volta salito sul boeing 747, si tolse le scarpe, mise la benda sugli occhi, prese due pasticche di melatonina e si allungò sulla poltrona con la assoluta intenzione di svegliarsi all’arrivo. Nonostante la melatonina e la stanchezza, la tensione non si placò e il suo cervello rimuginò per tutto il viaggio sulla improvvisa, cruda intemperanza verbale che si era impossessata di tre dei leader più importanti del mondo. Il che gli aveva mandato a puttane la tattica da lui suggerita allo staff della casa Bianca. Ma questo, in cuor suo ne conveniva, era poca cosa di fronte alla crisi politica internazionale che si andava delineando.
Niente più peli nella lingua. Sembrava che tutti avessero improvvisamente scelto lo stile del vituperato Presidente Venezuelano, Hugo Chavez. Era evidente che Bush e i suoi texani avevano dei pregiudizi un po’ rozzi sui gusti sessuali dei francesi. Gli americani non chiamavano forse “bacio alla francese” il bacio a bocca aperta e slinguamento? Che Chirac e buona parte del governo di Parigi - e non erano i soli in Europa - considerassero l’attuale presidente degli Stati Uniti “ un vaccaro e ubriacone” erano in molti a sospettarlo Le affermazioni del premier cinese, poi, con il riferimento agli affari della famiglia Bush, di Cheney e dei governanti arabi e l’annuncio degli imminenti piani di invasione di Formosa, facendo intendere che la Cina nazionalista era una questione risolta con i petrodollari, erano verità bisbigliate nei corridoi ma troppo dure da digerire. pubblicamente. Come era pensabile che, all’improvviso, alcuni tra i fondamentali reggitori dell’equilibrio dell’economia mondiale globalizzata, squarciassero il velo della dissimulazione politica e si rivolgessero alla pubblica opinione esprimendo le vere intenzioni di ciascuno e le personalissime idiosincrasie? Che ne sarebbe stata della ordinata adesione di miliardi di consumatori a un modello di democrazia fondata sul rispetto delle leadership? La funzione dei servizi segreti, delle diplomazie, le operazioni coperte, le trattative d’affari, la borsa, la stessa competizione elettorale, tutto sarebbe stato travolto, precipitando nell’anarchia.
La razionalità fredda e sperimentata dello scienziato cercava spiegazioni e risposte che non trovava. Dopo aver valutato e rivalutato una decina di scenari possibili arrivò, mentre l’aereo atterrava al Dulles International Airport, alla sconsolata conclusione che Bush, Chirac e Wen Jiabao s’erano bevuto il cervello! Con questa certezza, che rimetteva in qualche modo ordine alla sua visione del mondo, Samuel Lewis si diresse alla sala bagagli per ritirare la sua valigia. L’aveva appena intravista tra le strisce della tendina, quando, alzando gli occhi, la sua attenzione fu catturata dalle breaking news della CNN sul monitor che sovrastava il suo corner : “L’ Imperatore del Giappone, Akihito, rispondendo oggi ad una domanda di un giornalista coreano, durante la cerimonia pubblica di ringraziamento per il dono americano di campioni di polvere stellare prelevata dalla coda di una cometa, ha affermato che l’odio profondo contro il popolo americano, che tutte le generazioni di giapponesi provano, e che hanno imparato a dissimulare, si estinguerà solo quando la storia avrà fatto giustizia di un sistema criminale e disumano, l’unico al mondo ad aver sperimentato le bombe nucleari sulle popolazioni inermi.”
Seduto dietro la grande scrivania del suo ufficio, Samuel Lewis guardava affascinato i colori del parco.Da qualche giorno viveva come sospeso e attonito. Dopo Washington, Parigi, Pechino, Tokio,
ogni giorno, dichiarazioni di quasi tutti i leader dei principali paesi del pianeta, prive di ogni saggezza e prudenza, irose o fredde, ma sempre devastanti, a seconda della personalità del singolo leader, si rincorrevano da un network all’altro, occupavano le prime pagine dei giornali. Le tirature e l’audience avevano raggiunto picchi incredibili di saturazione, rallegrando gli azionisti ma scompaginando il quadro politico generale e i sistemi di alleanza.
Dopo Bush, Chirac, Wen Jiabao e l’Imperatore del Giappone, altri si erano distinti, per un outing feroce contro questo o quel leader. Tuttavia la Presidenza americana faceva la parte del leone nel ricevere giudizi smodatamente negativi. Putin, Angela Merkel, Tony Blair – G:W Bush? Un alcoolista idiota alla cui lealtà ho sacrificato la mia carriera politica – Sharon, Manhoman Singh,
Mandela, John Howard, la Regina d’Olanda, Berlusconi - …l’ho riempito di orologi costosissimi e mi ha dato del mafioso! Avrei dovuto dar retta ai miei vecchi amici italo americani di Miami che lo giudicavano inaffidabile. A pensare che a un coglione così ho regalato pure la maglia di Van Basten!-
La lista dei capi di stato che spiattellavano il loro pensiero, come se fossero a quattrocchi con le mogli, era lunghissima. Inoltre, c’erano state altre due occasioni in cui Gorge W. Bush aveva mandato fuori di testa il suo staff : una dichiarazione di correità nella vicenda Erron e un entusiastico quanto colorito giudizio sulla morbidezza della bocca di alcune stagiste della Casa Bianca. Ma questo accadeva anche nelle altre capitali. Ogni qualvolta uno dei leader era coinvolto in conversazioni private o in conferenze stampa, sembrava perdere ogni freno inibitorio. I media riportavano notizie di iniziative pressanti dei partiti politici e degli establishment, sostenitori degli improvvidi capi, per costringerli a dimissioni anticipate. In ogni paese - ad esclusione della Cina - l’opposizione pressava con la richiesta di impeachment del capo del governo.
Il telefono squillò e interruppe l’inquietante rassegna di Samuel Lewis. Era Elizabeth Ryan. Samuel non sentiva la sua ex amante da qualche settimana. Aveva evitato accuratamente di farsi vedere con lei e di cercarla, dopo la serata al suo ranch.
“ Dimmi Beth, che cosa hai?” Chiese non senza un certo imbarazzo. “Samuel, ho bisogno di vederti. Di parlarti. Al più presto…” Le parole della Ryan non lo rassicurarono affatto. Di tutto ho bisogno in questo momento - pensò - fuorché delle complicazioni psicologiche di una ex amante depressa. Si sforzò di usare un tono di voce rassicurante e pacato. “ Calmati Beth. Non puoi spiegarmi adesso? Lo sai quanto sono impegnato.” “Devo vederti Samuel. Devo parlarti di quello che mi sta accadendo. Non riesco più a governare la mia mente…” Le ultime parole furono rotte da un singhiozzo. Samuel Lewis si sentì afferrare da una agitazione crescente. Decise di tagliar corto. “OK Beth, ci vediamo stasera, dopo la chiusura dei laboratori al Cedar motel.” Chiuso il telefono, si sforzo di immaginare cosa stesse accadendo alla donna. Nessuna delle ipotesi che riusciva ad elaborare lo lasciava tranquillo. Decise di chiamare Isaiah Horowitz per cercare di sapere da lui qualcosa di più. Aveva accordato l’appuntamento a Elisabeth ma non voleva giungerci impreparato.
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