Mi é capitato di leggere su La Stampa, la farneticazione del Presidente della Provincia di Bergamo, quinta essenza della politica del cumulo delle cariche, di cultura superficiale e del revisionismo storico che non si perita di strumentalizzare la memoria di un suo trisavolo, garibaldino come tanti bergamaschi, per utilizzarla nel proprio ciarpame antinazionale. Mi sono ricordato della lucida analisi fatta da Ermanno Olmi in un'intervista a L'Unità e la ripropongo nell'ultima parte qui senza commenti.
Intervistatore: Ormai non è il caso di ricominciare dagli anni sconosciuti la storia di un regista in trionfo a Cannes e Venezia; i suoi film fanno il giro del mondo, e questo passato sembra sepolto sotto gli applausi della critica che accompagna la biografia di un protagonista molto amato. Eppure, solo partendo da quel passato, è possibile fare la domanda che incuriosisce la sociologia della politica. Com'è che i nipoti dell'albero degli zoccoli sono diventati leghisti? Dall'umiltà del povero che soccorre la povertà del vicino, ai padroncini che parlano ad alta voce.
Ermanno Olmi: Quel mondo contadino era un mondo di poveri: è diventato il mondo dei ricchi. Vanno a lavorare in fabbrica o hanno messo su piccole fabbriche. Il contadino che alzava gli occhi al cielo per interrogare il tempo non c'è più. Magari fatica altrove - officine o commerci - e affida la terra a società di servizi. Arare, vendemmiare. Nel Veneto succede. Chi vota Lega è diventato ricco e la prima cosa che fa il ricco che è stato povero, è dividersi dai poveri. Alza barriere per difendere il benessere finalmente raggiunto.
Int. : E dimentica la fraternità che un tempo respirava nella devozione delle chiese. Il Veneto era bianchissimo e pio: cresce negli affari e si affloscia nella morale. Schei e basta. Via dalla scuola, subito guadagnare. Solidarietà e tolleranza sono spazi meno frequentati dai nipoti di chi tagliava legna in montagna o partiva con la valigia dell'emigrante.
Erm.Ol. : Anche lì: quando andavano in chiesa si rendevano conto di dover lottare ogni giorno con la natura imprevedibile. Secche, alluvioni, gelo. Da chi dipende la natura se non da Dio? I poveri si aggrappavano a Dio.
Int. : Forse i ricchi hanno meno bisogno di Dio?
Erm.Ol.: Credono di non averne bisogno anche se lo frequentano nell'ufficialità delle cerimonie. A Messa la domenica. Quasi un rispetto per il folclore. Ma siamo tutti un po' sbandati. La trasformazione degli ultimi cinquant'anni sono state tali da rendere difficile l'adattamento mentre continua la mutazione. È una stagione di transizione e la transizione resta faticosa sia nei percorsi dell'umanità che nell'evoluzione delle persone. Quando il bambino diventa adolescente si sente diverso. Ogni giorno il corpo cambia e cambia lo sguardo nella scoperta delle cose. Per generazioni la povertà delle campagna ha avuto quale unico riferimento solo la terra, e il passare dalla semplicità dei gesti ripetuti ogni anno, ogni stagione, alla rivoluzione della scienza che esplora le profondità segrete della vita, ci angoscerà ancora per molto. Prima o poi arriveremo, anche se la domanda fondamentale non cambia: perché si allarga la distanza tra i ricchi e i poveri?.
Int. : Un partito si è organizzato per sacralizzare questa distanza...
Erm.Ol. : Bossi ha avuto la grande intuizione. La pratica del credere che a me spetta più di te, è talmente consolidata da diventare norma. Che va organizzata e difesa. Nel mondo rurale o zappavi o non mangiavi. Impossibile capitalizzare perfino la ricchezza... Era segnata di anno in anno, e, per difenderla, l'anno dopo dovevi lavorare allo stesso modo: dipendeva dalla capacità manuale e intellettuale dell'indovinare le strategie guardando il cielo. Quando semino? Quando raccolgo? Meglio prima o dopo? Adesso la convinzione fondamentale consiste nel collocarsi nei punti strategici del movimento delle ricchezze per approfittarne senza considerarlo un furto verso chi non ha la stessa possibilità.
Int. : Furti da godere con la felicità di chi consuma il ben di Dio, invece hanno paura. Non riescono a vivere senza un nemico...
Erm.Ol. : È chiaro che se vedo nel prossimo che frequenta le strade il pericolo della disperazione che la miseria può alimentare, la mia disposizione verso gli altri è già una disposizione che porta allo scontro di forza. Quando esco, esco armato.
Int. : Di parole che graffiano o con la pistola in tasca. Nei giorni di Tangentopoli lei era più ottimista. Un cambiamento, ripeteva, senza tirar giù i monumenti. Cambiamento dentro la gente, vittima inconsapevole della grande rapina. In un certo senso compativa gli imbroglioni: “Non erano neppure sfiorati dal sospetto di essere ladri, doppiamente ladri perché hanno arraffato e tradito la nostra fiducia”. Ma sotto le parole tremava un presentimento: che ritornino? Oggi, sono tornati?
Erm. Ol. : Sono tornati e l'abbiamo sotto gli occhi... .
Int. : Partiti riciclati. Di certi protagonisti la P2 era il motore. Sono di nuovo in vetrina...
Erm.Ol. : P2 e corporazioni restano modalità, ma la sottrazione per ingordigia di beni e diritti che dovrebbero essere comuni, è un delitto. A parte il ladro che ruba sistematicamente secondo un progetto di furbizia di cui magari è orgoglioso, l'idea che nell'accaparamento dei beni si sentano autorizzati a prendere più del cittadino qualsiasi, è una ladroneria ispirata al concetto distorto di priorità. Chi è qualcuno può, senza provare disagio. La confusione aiuta. Una volta la divisione, diciamo, tra aree politiche era grezza, persino offensiva, ma in qualche modo chiara. Adesso, all'interno di una stessa area politica si è perso il senso di un orientamento che non ha più ragione d'essere perché superato, ma non è stato sostituito da un altro. Ecco le frammentazione nel tentativo di cercare chiarezza. Divisioni che alla fine perdono il rapporto col presente. Piccoli nuclei, partitini, personalismi: fanno capire che non esiste un progetto comune. Ma fuori la realtà è diversa. Lo scopro ogni giorno lavorando al film documentario che sto girando attorno a Milano.