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venerdì 18 gennaio 2013

Ma è proprio vero che siamo rassicuranti?



Quando le colpe sono solo dei Tartari ti chiudi nel fortino e consoli  e rassicuri i tuoi con l’attesa inutile di una palingenesi. Lotta all’inflazione e politiche della sicurezza sono i due tratti che contraddistinguono una forza autenticamente popolare. Lo ripeteva spesso Giorgio Amendola polemizzando con quelli che in economia arzigogolavano sulla irriformabilità del modello capitalistico e quelli, quasi sempre gli stessi, comprensivi, nella giustificazione sociale, della diffusione della micro criminalità. Sono passati 35 anni dal dibattito sulle politiche di rigore e dell’ordine democratico della seconda metà degli anni settanta, e siamo ancora a dividerci esattamente sulle stesse cose. Ed è esattamente per questo che quel terzo di elettorato di sinistra
è rimasto lo stesso, senza valicare i suoi recinti e diventare persuasivo della maggioranza degli italiani. Fa dunque una notevole impressione vedere come rapidamente si gettino a mare, svalutandoli, dodici mesi di rigore montiano. Si badi bene, non una ricetta liberista qualunque - come si dice a ogni piè sospinto -  ma l’onesto riconoscimento – che dovrebbe prescinder dai destini personali di Monti -  che alla crisi degli equilibri economici e finanziari mondiali, si aggiunge in Italia una specificità dovuta a una trentennale e sfrenata spesa pubblica che ha impiombato l’ottavo paese industrializzato a una decennale non crescita. Mentre l’enorme metastasi burocratica e corruttiva  e la moltiplicazione inusitata di livelli di rappresentatività pletorica hanno reso ancora più lento e inadeguato il potere di decisione e di scelta dell’intero sistema. Di entrambi i fenomeni le responsabilità sono condivise da tutti e non serve consolarsi sulle differenze percentuali. Colpiscono, così, paradossalmente,  le analogie e gli approdi del pensiero strutturato di Fassina e di quello illogico di Berlusconi: i mali vengono dall’estero, da circoli opachi alla Bildeberg che nello stivale s’incarnano poi nella massoneria di qualunque rito, nei circoli dei Rotary e dei Lion’s. Per Berlusconi c’è un complotto internazionale che gli ha impedito di governare per venti anni, per Fassina  c’è il liberismo mondiale ed europeo che bisogna  ribaltare – tema sicuramente all’ordine del giorno -  mentre in Italia è sufficiente un po’ di deficit spending e inflazione controllata - povero Amendola senza  più Pantheon! Hai voglia a convocare Dell’Aringa e Mucchetti se il tuo corpo militante, quello che dialoga con i cittadini da conquistare a cinque anni di ulteriore e più ampio rigore , si nutre di simili semplificazioni ottocentesche. A questa dicotomia del pensarla in un modo ai vertici e praticare l’embrassons nous alla base abbiamo sempre pagato un prezzo nelle ore cruciali di possibile svolta. Sta accadendo anche questa volta. E se ti provi a dirlo sei disfattista .

Altrettanto paradossale trovo, a parte il tradizionale e quasi liturgico accenno all’esigenza di lottare contro le mafie, l’assenza nei ragionamenti del nostro candidato premier, di riferimenti forti alla necessità di restituire sicurezza all’ambiente di vita, pesantemente e giornalmente assediata nei grandi centri urbani, come nei piccoli, da una microcriminalità che aggredisce nelle strade, nei supermercati, nelle scuole, negli ospedali, al ritorno dagli uffici postali e, se finalmente, sembra crescere l’allarme sulla violenza contro le donne, sempre più sfocati e sottovalutati appaiono quei i piccoli delitti che condizionano pesantemente la libertà di ciascuno. E che dire della diffusione  di alcool tra i giovani e la moltiplicazione inusitata fino ai livelli del consumo alimentare dei giochi d’azzardo  di stato? Anche in questo ambito siamo a livelli e caratteristiche del tutto specifiche italiane. E siccome non c’è un estero maligno, se non in qualche paese sudamericano e del far east asiatico, semplicemente stendiamo un velo e non parliamo di quello che invece preoccupa milioni di nostre famiglie. Chissà, magari, via via che la contesa si fa più dura, si troverà il modo di correggere prima di dover rincorrere qualcun altro.