Lo dico con gli ultimi sentimenti
di solidarietà verso chi ha con me una storia comune: non ci avete capito
niente, e siete in molti. I giudizi e le analisi di chi, a vario titolo, si è
sentito parte e supporter di un gruppo dirigente, sono consultabili negli
archivi dei giornali e sul web. Sono stati giudizi e analisi completamente
sbagliati. La fisiologica presa d’atto, il 26 febbraio, è stata ignorata e si è
perseverato in un errore che rischia di dissolvere il PD. E non viene nessun
vantaggio alla repubblica da questa dissoluzione, anzi. C’è un PdL sempre più
monocratico e ossessionato dai problemi giudiziari del suo padrone, con il
quale non è pensabile nessuna collaborazione che non alimenti, a torto o a
ragione, disgusto dell’opinione pubblica.
Sull’altro lato c’è un movimento senza democrazia interna, gonfiato dalla
disperazione degli elettori, che gioca allo sfascio, utilizzando il narcisismo
anticasta di vecchie e nuove mascherine e l’immaturità di una opinione pubblica
mantenuta adolescente da un sistema dell’informazione – inossidabile nei suoi
conflitti d’interesse proprietari - tra
i più corrivi tra quelli delle democrazie occidentali. Chi ha i capelli bianchi
come me, non saprebbe spiegarsi altrimenti come un ottantenne della prima e seconda
repubblica venga con grandi strepiti issato a simbolo del rinnovamento in
antagonismo a un coevo
altrettanto castale. Capisco che
questo sia il giochino tipico nel quale si è sempre distinto il radicalismo
italiano - Giacinto Pannella ci ha
costruito un solido potere di interdizione e di contropartite – non capisco
invece i ragionamenti di tanti giovani contemporanei se non con l’amara
conclusione, appunto, della mancanza di cultura istituzionale e di superficiale
emotività tutta mediaticamente costruita.
Non ci orientiamo e non troviamo
soluzioni dinanzi al problema che tutti
abbiamo di fronte se l’analisi dello stato del paese non ci illumina.. Occorreva,
dopo il disastro berlusconiano, un governo di lunga durata Affidabile,
competente, certosino, equo socialmente, feroce nella riduzione di tutto il
parassitismo burocratico e clientelare. Bersani e l’oligarchia sorda che lo
circonda hanno immaginato di poter vincere le elezioni e governare l’Italia
immaginando che la crisi del PdL li avrebbe favoriti oltre misura. Non hanno
ascoltato Matteo Renzi e non si sono affidati a lui. Non solo perché nelle
competizioni ognuno ha legittime differenti posizioni, ma soprattutto perché il
sindaco fiorentino ha affermato qualcosa che nessuno prima di lui aveva osato
affermare: badate che voi non siete la soluzione, voi siete, per gli italiani, il problema, così come lo è Berlusconi.
Le elezioni gli hanno dato
ragione. Gli italiani per la maggior parte hanno protestato con il vaffanculo
grillino e con l’astensione, infilando il paese nelle sabbie mobili. Un gruppo
dirigente
Non ossessionato dai propri
personali destini, avrebbe passato la mano per permettere un governo di scopo,
una riforma elettorale e il ritorno alle urne. Perché? Perché il paese ha
bisogno di un vincitore certo per affrontare una crisi che sarà di lunga durata e non di una tomba tripolare con gli sberleffi
di un comico sull’orlo del precipizio. Un vincitore certo – di centro destra o
di centro sinistra non è questo il punto – che con il proprio oppositore
concordi su una legislatura costituente che dia al paese un assetto istituzionale
più moderno e capace di assicurare la governance anche a fronte di una grande
pluralità di opinioni politiche.
La posta in gioco è questa, non
altra. Allora questo aereo che si trova in stallo e può quindi avvitarsi irrimediabilmente
per schiantarsi ha bisogno di piloti competenti che accompagnino questo
passaggio, non la costruzione di maggioranze senza costrutto e stabilità come
quelle irresponsabilmente evocate sia verso Berlusconi che verso Grillo.
Il PD deve darsi come candidato
quello migliore e che unisce tutto il partito in questa prospettiva, non blandire un’opinione pubblica resa vieppiù
rabbiosa da 55 giorni ( sembrano quelli del sequestro Moro) gestiti senza intelligenza
e senza trasparenza, abbandonando apertamente ogni idea di governo di lunga
durata.
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