Siamo al redde rationem. L’iniziativa sacrosanta della magistratura che deve obbligatoriamente perseguire i reati e farlo con il dispiego di tutte le risorse necessarie, soprattutto quando si tratta di reati particolarmente abietti o particolarmente insidiosi - corruzione di minorenne e concussione - ha inevitabilmente ancora una volta incrociato, e lo ha fatto non a caso a Milano, territorio dove si è incubata la sua ascesa imprenditoriale e politica, il cavalier Silvio Berlusconi.
Anni di ripetute menzogne, avallata dagli interessi dei poteri che hanno favorito il berlusconismo, e da un giornalismo televisivo e non, corrivo e servile, ci hanno consegnato la leggenda , di un uomo fattosi da sé, perseguitato dalla magistratura, politicamente schierata a sinistra. E’ invece abbastanza evidente, dallo studio obiettivo di tutti i passaggi cruciali della vita del patron di Mediaset, che siamo di fronte a una figura assolutamente priva di scrupoli morali, che ha fatto la sua fortuna nell’illegalismo e per la compiacenza di padrini politici, che gli hanno assicurato, in cambio di denaro, benefici oligopolistici e protezioni. Così come evidenti sono le contiguità con la mafia a partire dalla banca paterna, dall’accumulazione immobiliaristica, dalle garanzie di Mangano, dal padronato di Dell’Utri.
L’aver creduto che con un uomo siffatto, noto già negli anni ottanta alle segreterie dei partiti, per la spregiudicatezza e la molteplicità degli interessi economici, potesse concorrere a riformare l’Italia e a portarci in una II repubblica rinnovata e rispettosa della legge, è la colpa principale degli eredi del PCI, guidati da un misto di arroganza intellettuale e d’insipienza istituzionale. Questa colpa, assieme a non secondarie cadute di rigore morale, è la principale ragione del grave deficit di credibilità degli attuali dirigenti del PD, nonostante qualcuno di essi, si danni l’anima, con indiscussa generosità, a salvare i cocci. Colpa condivisa - ed è più grave vista la sfera di competenza – abbondantemente dalla Chiesa di Roma, di cui ora ascoltiamo il grido straziato sulla catastrofe antropologica.
Altro che accanimento giudiziario? Altro che paragoni con Mussolini? Sono ben altre le figure da prendere in similitudine. Quanto ci hanno messo gli americani a liberarsi di Al Capone? Forse che sono riusciti a metterlo in galera per le stragi di concorrenti e poliziotti? Sono stati i libri contabili di un ragioniere – pensate a Spinelli ?– ad assicurarlo a Sing Sing. E’ incredibile il tono stupidamente compiaciuto e rassegnato con il quale alcuni paludati commentatori osservano la capacità di reazione dell’uomo di Arcore, soprattutto quando ha a che fare con le questioni di giustizia. “Dà il meglio di sé…” Giusto, proprio come tutti i grandi criminali la cui coscienza non ha remore di nessun tipo e ricorrono ad ogni tipo di menzogna, ad ogni mezzo, per la propria individuale sopravvivenza e la solidarietà che li attornia è al tempo stesso correità, violenza, ricatto, opportunismo servile.
Un uomo siffatto guida il governo del paese e raduna il peggio del popolo italiano. Abbiamo bisogno di altre prove? Tuttavia la maggioranza degli italiani non lo segue, questo è il dato vero dei sondaggi, solo che il 40% degli italiani è stanca anche delle figure tradizionali dell’opposizione. Ed è questo il popolo a cui dare voce per vincere e andare oltre ripristinando la legalità. Il Grande Bugiardo conta proprio su questo e sul fatto che gli si opponga un rappresentante della vecchia politica, che muove sì vecchie appartenenze , ma non rappresenta quelli che da tempo, delusi e critici, si astengono.
Un potere populistico che organizza gli sregolati e li conforta e irreggimenta con l’apparato potente dei suoi strumenti mediatici, non teme concorrenti che si muovono con la logica dei vecchi stati maggiori e le vecchie ideologie. Teme solo, per dirla con Saviano, chi è in grado di usare parole che raccontano i fatti, a patto che i narratori non stiano sullo stesso palcoscenico.
Cari, Bersani, Casini, Fini, Vendola, Di Pietro, siate generosi, incontratevi per stabilire cinque punti programmatici condivisi e poi cercate un Cincinnato, senza censo e incensurato e andateci in delegazione a chiedere di dare una mano all’Italia, prima che sia troppo tardi e ognuno si organizzi da sé.
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