Il PD è un grande progetto, una idea innovativa e superatrice delle contraddizioni accumulatesi tra le forze autenticamente popolari nel novecento italiano. Gli elettori lo compresero e a quella creatura, ancora fragile e appesantita dalle colpe di un padre - Prodi, il cui governo con dentro fino all’ultimo trozkista, era diventato il simbolo dell’ingovernabilità e degli inutili sofismi della sinistra.- tributarono un grande consenso. Lo so, i retori delle vittorie inutili quando costruite sulle ammucchiate indistinte, faranno un balzo sulla sedia. Come, Prodi è l’unico che ha vinto contro Berlusconi? Vinto cosa? Vinto per cosa? Quale visione comune si è cristallizzata nelle pieghe della società? Quale progetto di cambiamento é rimasto nella formazione di un cittadino che l’ha votato per ben due volte? Se la partita tra destra e sinistra è ancora drammaticamente aperta - drammaticamente per la nostra democrazia politica - questo lo si deve al fatto che il leader dell’alleanza di destra è quanto di più lontano si possa pensare dalla cultura liberale e moderata, quanto di più lontano dai suoi omologhi nelle democrazie occidentali. La destra era ( e ancora lo è) maggioritaria in questo paese, unico al mondo per la presenza del Vaticano e delle tentazioni ricorrenti che da oltretevere vengono alle ingerenze politiche. Se non ci fosse stata l’alleanza tra Cavour, Garibaldi, Inghilterra e, in seguito, l’azione intelligente dei grandi leader popolari postfascisti, non saremmo oggi molto distanti dall’Iran. Riformare e rendere normale questa Italia, con una destra economica gretta, sempre pronta ad affidarsi al pifferaio populista, quando si tratta di difendere i propri privilegi, è il progetto più rivoluzionario che ci sia, il più arduo, il più faticoso. Bankitalia ci consegna la fotografia di un paese nel quale il 45% della ricchezza è controllata dal 10% delle famiglie. Non è un livello accettabile in una democrazia occidentale, E’ un livello di tipo sudamericano, Destinato a squilibrarsi ancora di più dal momento che il duo Berlusconi-Bossi cura la crisi con il peggior metodo, questo sì ferocemente classista, dei tagli lineari e senza neanche uno straccio di lotta all’evasione fiscale.
Ma torniamo a quanto sia difficile riformare l’Italia e a come coloro che lo hanno tentato da sinistra siano stati sempre considerati traditori, moderati, inclini per vocazione al compromesso.
Cominciarono con Togliatti, alimentando la letteratura della “rivoluzione tradita” alla quale si abbeverarono gli sciocchi ma omicidi maestri degli anni di piombo, quando indirizzarono le loro critiche contro “il venduto” Berlinguer e definirono il dialogo politico con Moro, il “cuore dello stato” che andava colpito. E lo fecero, protetti da quella “entità” che è sempre intervenuta per condizionare la via democratica italiana, e che ancora oggi cerchiamo inutilmente di svelare.
Con D’alema non è andata diversamente. Si, si può dire che la sua arroganza intellettuale ha concesso molti argomenti alla letteratura inciucista delle anime belle, ma sicuramente quel governo nato male è stato l’ultimo governo di questa seconda repubblica per il quale si possa parlare di cura dell’interesse e dell’immagine nazionale. Non so se Assange possiede anche i file dell’ambasciata americana di quel periodo, ma sono certo che il tono e i contenuti sarebbero completamente diverso dagli sprezzanti giudizi letti a proposito di Berlusconi.
D'Alema e Veltroni: due punti di vista differenti, originati da una identica cultura politica, Il secondo sembrava, con il Lingotto, aver tratto la lezione necessaria ed era stato anche incredibilmente premiato, alla prima uscita, dagli italiani. Non ha mostrato di saper governare contraccolpi, gelosie, lavorii oscuri all’interno e lo spirito di vendetta che una sinistra parolaia, finalmente azzittita, andava covando. Sappiamo come è andata: dimissioni da segretario, dispora rutelliana, tensioni tra le varie anime. Fino all'esplodere sempre più virulento delle contraddizioni dentro il centro destra e al manifestarsi di una assoluta impossibilità, per il modello economico sregolato e individualista proposto da Berlusconi, di governare la crisi.
E ci risiamo. La proposta di Bersani, l’onesto e pragmatico leader del PD, ha suscitato lo stesso, vecchio, stantio coro di anime belle che non hanno ancora usato la parola tradimento, ma state sicuri che è lì pronta. con la stessa violenza di quella di Berlusconi verso Fini.
Dico subito che condivido di Bersani l’analisi preoccupata della situazione, anzi direi che è fin troppo sobria sul versante dei rischi che corre la nostra democrazia e sul carattere eversivo che vanno assumendo la direzione del PdL e l’alleanza con Bossi. Condivido assolutamente lo sbocco politico, ma ritengo manchevole la sua iniziativa della definizione dei luoghi e dei tempi dove la possibile alleanza nazionale sperimenti la propria coesione- Manca altresì del chiaro richiamo alla necessità di intrecciare l’iniziativa istituzionale con i movimenti di protesta sociale e soprattutto l’elencazione dei punti programmatici, pochi ma irrinunciabili, sui quali fondare il blocco politico che porti al superamento del berlusconismo. E, naturalmente, non condivido la paura ossessiva delle primarie, incautamente consigliatagli e che diventa, visto il nervo scoperto dei cittadini, l’unico argomento di facile presa dell’ineffabile governatore pugliese e un elemento di delusione in più per i cittadini incerti e delusi, che sfiorano ormai il 40%.
La giornata di ieri è stata una bella giornata per la democrazia con le manifestazioni pacifiche e ironiche degli studenti, la battaglia soda delle opposizioni in Parlamento contro il decreto Gelmini, ’incontro del nostro Presidente della Repubblica con i rappresentanti del Movimento.
Tragga lezione da questo 22 dicembre il PD, corregga , con il dibattito in Direzione, l’impostazione di Bersani, ritiri fuori l’orgoglio e l’ispirazione del Lingotto; dimostri nei fatti, con una iniziativa costante nelle istituzioni e uno stretto collegamento con la protesta sociale e su pochi e chiari punti programmatici, , che l’alleanza nazionale per la salvezza dell’Italia è visibilmente possibile sui contenuti e soprattutto si proponga una squadra, per la ricostruzione, di servitori del bene della cosa pubblica, competenti e incensurati, avendo il coraggio di far fare ai partiti, un passo indietro,
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