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martedì 10 giugno 2008

Graffiti 1960-2000

Marzo 1960



Era il tempo della ginestra

e rincorrevo i tuoi pensieri

ubriacandomi

della tua tenerezza.

I tuoi occhi ridenti

incontravano i miei

disperdendo antichi fantasmi.




Per sempre



Sciogli sicura il tuo desiderio
sarà per sempre

Insegui libera i tuoi sogni
sarà per sempre

Apri il tuo cuore
sarà per sempre

Insieme canteremo

la nostra epifania








Mare nostrum


Sale dal vicolo
la musica dolce
di una pianola a cilindri
Il vecchio la muove
sognando
e ignora dove gli aghi
attingano le note
La mia pelle no
Ad ogni giro
rammenta la partitura
segnata sul tuo corpo
L’eco rimbalza
tra le bianche case
degradanti al mare
e insegue la tua corsa
libera e ridente
Quando alla riva
s’arrestano i tuoi passi
tace l’ultimo accordo

fra gli assorti gabbiani





Ogni notte



Ogni notte
veglio sui tuoi sogni
amore mio riconosciuto
per risarcirmi del tempo
che non ho trascorso
vivendoti
Conto i respiri senza affanno
e leggo le palpebre mosse
dai desideri nascosti
nei tuoi giorni lenti
liberi
al salir della luna
Non ho chiesto permessi
né preteso certezze
Mi affido
al piacere degli occhi
Instancabili







Moby Dick



Il colore dei nostri silenzi
dipinge i giorni che scorrono lenti
come il respiro delle maree

Gli occhi feriti nelle discese
hanno guardato nel lungo cammino
tutte le maschere del carnevale

Sospeso dentro incerti pensieri
disegno immagini che ti somigliano
per imparare a scoprirti nel buio

Balena bianca dello spirito mio
non posso accettare abissi profondi
che non siano abitati solo da noi











Aprile




Tu c’eri.

Li hai visti quegli occhi

e i ridicoli passi.

Venti anni

il capo chinato.

Non giudicarmi:

pago le tue paure.





Dallas



Ascoltate.

Stanno compiendo un delitto.

Stanno uccidendo l’amore nel mondo.

Guardate

quei corpi grassi

sudati

quei volti bianchi

accigliati.

Sono loro.

Gli assassini di sempre

usciti dalle fosse dei morti senza nome.

Sono tornati vi dico.

I neri signori

e con essi

la guerra





Viet Nam



Darà un grande raccolto

quella povera terra

intrisa del sangue

dei morti contadini.

Si nutrirà

dei giovani corpi disfatti

di stellate truppe d’assalto

quando gli aratri

pietosi

spaccheranno le ossa

seppellendole.





Incontri



Percorrono nuovi sentieri

i moderni pellegrini assetati d’assoluto.

Non graffiano i piedi stanchi

ciotoli di mitili e sabbie roventi.

Pixel e byte danzano leggeri

da un meridiano all’altro

per condurli in basiliche di cristalli liquidi

al cospetto di se stessi.





Progresso



Quattro pioppi.

Un mulino.

Una ruota stanca.

Marcita

nell’acqua verde azzurra

di foglie morte

senza vento.

Mura pazienti

corrose dal tempo.

Immobili

nell’ inutile attesa del canto della macina

amico ai contadini.

Memori

di occhi bianchi gioiosi

inseguenti

gli ultimi grani.

Splendono a monte

lastre lucenti

rispecchiando lecci argentatati.

Le mani callose

dei figli senza memoria

timbrano cartellini.





Filastrocca di Didilla



Chiudi gli occhi Principessa bella

chè io sono la tua sentinella

Chiudi gli occhi e non temere

ché del tuo carro io sono il cocchiere.

Sogni d’oro, sogni di miele

profumata è la luce delle candele

Splenda il sole o tiri il vento

corrono i baci sotto il tuo mento

Cada la pioggia o scenda la neve

la mano mia ti accarezza lieve.

Chiudi gli occhi Principessa bella

ché Amore ti porta celeste novella

Chiudi gli occhi e prendi il volo

chè il tuo cuore non è più solo.







La nascita



Senza di te

una vita qualunque

Con te

miracoli dolcissimi d’amore

mi rendono visibile al Tempo.

Invidioso

dei miei possedimenti.






Ottobre



I primi freddi d’autunno
mi recano
la sinfonia degli aceri arrugginiti
e i gabbiani
a gridare
tra le raffiche del maestrale
che s’alza.

Irride il mio cane
e le sue inutili rincorse
la volpe rossa
uscita dal canneto
stralunando
due impettite civette.

Stupita
l’anima mia
attende la sua stagione
e l’incanto di una favola nuova.







Amanti



Vieni.

Parliamo di noi.

Delle cose che abbiamo.

Dei giochi inventati

tra mille carezze.

Vieni

a donarmi la gioia

dei tuoi occhi smarriti.

Prima che torni

la luce dell’alba.






La tempesta



Vennero da lontano

nubi nere

inavvertitamente.

Mescolandosi al rosso del tramonto.

E fu silenzio intorno

e attesa.

Poi

terra e cielo si confusero nel Caos.






I giorni del lupo



Rose rosse attraversano Roma

strette al seno

coprono l’assenza.

Il petalo più alto

sfiora

l’orecchio ferito

e il collo disarmato e pieno.

Il Tempo

trafitto dal suo avvento

cerca invano la rivincita

nel giorno genetliaco.

Occhi verdi ambra

accendono fuochi

per i miei passi di lupo

lungo sentieri separati

sotto un cielo senza sogni.







Quarto di luna



Ora ci giunge

il respiro degli ulivi

argentati

dalla luna saracena.

Le nostre anime

antiche e stanche

si riuniscono sciogliendosi

nelle labbra accostate

ad alitarsi baci.






Plenilunio



Ti darò la vita,

i miei segreti,

il mio sangue.

Cosi cantavi

e s’accendeva

il verde dei tuoi occhi

fosforescenti

crateri della mia luna.

Io sono

tutto ciò che non hai incontrato prima

Io sono la poesia.






Suoni



Si inseguono beffardi

richiami di corvi.

Tra i pioppi

tenere allo sguardo

le gru velate di nebbia.

Suoni d’autunno

ignoti

tagliano i miei pensieri

cangianti nelle foglie dell’acero.

Ora mi avvolgono fili d’argento

e perle d’acqua trasparente

con il sapore dei nostri giorni

sulle anse del fiume

improvvisamente amiche.







Il viandante



Ho attraversato

sentieri diruti

e strade e viali bruciati dal sole

e greti risonanti del canto dei bambini

e brughiere senza fine graffiate dal vento.

Ho dormito

su letti profumati di tiglio

e sulla sabbia rubata agli oceani.

Ho guardato

i Carri e il Cigno

e la piccola stella del Nord;

la Croce del Sud

incontro al Centauro

e il Pittore a oriente del Dorado.

Ho ascoltato

il respiro degli amanti

e le loro parole di miele.

Ho bevuto

l’acqua azzurra dei monti

eternamente innevati

e il latte caldo degli armenti

transumanti al mare.

Ho mangiato

l’uva dolce e dorata

rubata alle api.

Ho sottratto alla quercia

il ramo nodoso

per appoggiarvi i passi

verso l’orizzonte.






Primavera



Civette in amore

si inseguono tra le siepi

argentate di brina

e ascoltano i miei pensieri

solitari e pigri.

Mi fissano i loro occhi divini

torcendo i colli

eretti nel trifoglio.

Riprende la vita nella valle

e intenerisce i sensi

esausti

di una notte senza sogni.






Pantelleria



Attraversi

l’aria rovente d’agosto

dondolando i fianchi sensuali

sulle lunghe gambe

di ambra scolpita.

I tuoi occhi di Saffo

irridono

gli avidi sguardi.

Avanzi leggera

nei vicoli arsi

risonanti ai tuoi passi.

Impietosa e sorda

ai sospiri dei giovani petti.

Ricurvi

su vuote reti impigliate.







Avvento



Incontrarti e riconoscerti.

Dopo mille e tra mille

finalmente visibile.

Unica

ad esaurire gli infiniti desideri

nati dal rosario

degli attimi fuggenti.






Ulisse



Inseguo

nei colori di mille occhi

l’amore che so perduto.

Frammenti teneri e solitari

illudono gli attimi

di notti insonni

all’alba inappagate.






Lo specchio



Sono felice per te

in questa faticosa alba novembrina.

Lo specchio ti ha restituito le rughe

e un sorriso incerto

dal sapore di anice.

Passano gli anni

e il tuo corpo morbido e ambrato

nasconde solo agli altri

l’eterna innocenza di un sogno d’amore.







A.C.




Ho incontrato la mia donna

sulla strada di Gerusalemme.

E’ bella come una principessa

degli altipiani etiopi.

Ha negli occhi l’oro e lo smeraldo.

E’ filigrana di rame la sua pelle.

Ho sfiorato la sua mano

e intrecciato le dita,

teneri bambù delle acque del Nilo.

Ho posato gli occhi

sul suo cuore innocente.

Ho abitato i suoi sogni

di timida gazzella.

Ho ascoltato il grido dei predatori

tra i rossi vapori del tramonto

e il volo bianco degli aironi.

Ho condiviso la paura degli innocenti

e la gioia della fioritura.

Ho fermato il tempo sciogliendole i capelli.

Ho bevuto il suo miele.

Ho custodito i suoi sorrisi.

Ho incontrato la mia donna

sulla strada di Gerusalemme.







Paure




Temo

l’intervallo della tua assenza.

Risorge di nuovo il Tempo.

Nudo e innocente tiranno

seziona le nostre vite

appena riunite

per rubarcele ancora.

Non lo fermano parole e pensieri d’amore

o pietà per il nostro lungo viaggio.

Solo lo dissolvono

dita intrecciate

e anelli di braccia.






Apparenze



Velata di lino

dondoli

le tue natiche rotonde

sulle gambe nude.

Come un marinaio negli angiporti.

Guizzano ad ogni passo

i tuoi polpacci dorati.

L’aria calda di agosto

ora ti avvolge

e ti accarezza.

Ora si sposta

riverente

al tuo procedere spavaldo.

Lungo il corpo

le tue mani

e lunghe unghia affilate

promettono ferite

agli amanti coraggiosi.

Di notte

quando nel buio

intrecciamo le dita

tremi teneramente

invocando carezze.






Per me solo



Mi gela il sangue

e mi ferisce l’anima

la confidenza dolce

che concedi agli altri

lungo percorsi che mi tagliano fuori.

Tra i mille e mille teneri volti tuoi

intermittenti

uno mi appare

estraneo.

Messaggero delle strade e del tempo

che sola

fin qui hai attraversato.






Ritorni



Mi assicurano l’eternità

gli occhi nuovi che tornano

a perdersi dentro il mio sguardo.

Dolenti bisogni d’amore

li accolgo senza domande

e risplendono come stelle

a ogni rinnovata pulsione.

Vite sospese

nella nostalgia di fuochi mai accesi

apprendono come fanciullii

l’ansia del cammino

e cercano la mia mano

per un tratto di strada.






Le Parche



Vieni

intagliamo un arcolaio

con il legno degli ulivi

che nascosero i nostri corpi

amanti.

Vieni

cerchiamo un fuso

sotto la luna saracena

per filare la nostra vita.

Vieni

intrecciamo un gomitolo

con il verde dei tuoi occhi

l’ambra dei tuoi corti respiri

l’azzurro dei tuoi sogni adolescenti.

Vieni.

Legati ai miei polsi

con un filo indistruttibile.

Proviamo ad ingannare Atropo.






Niederau



Tornerò

nelle valli di Niederau

dove cadono dal cielo

fiori di Ibisco.

Tornerò

a cercare i tuoi sorrisi lievi

tra i balconi di verbena

e il volo delle api

Tornerò

a scoprire il segno del tuo corpo

sull’erba verdazzurra dei prati.

Tornerò

dove il Tempo si è fermato

annichilito

da occhi fosforescenti

che sigillarono il mio cuore.

Senza più domande.

Senza più parole.






Croazia




Sospeso e infine smarrito

mi imprigionarono

occhi croati di smeraldo

dentro cristalli di rocca.

Appena ieri

muovendo lieve l’aria e la luce

attraversata dagli idoli

della mente ferita

sei tornata.

Anche tu

amore mio

hai viaggiato lungo strade

di pietra viva.

Ferita.

Versando il sangue su inutili altari

placandoti nel piacere di un attimo.

Un pendolo arcano

riunisce i passi

legando le comete della nostra vita.

Il verde dei tuoi occhi splende

come allora

sulla pietra nera del porto

che lasciai dolente.

Il Tempo può ora fermarsi.

Impotente

sul nostro respiro.

ormai uno.






Vicini



Ascolto

senza prendere nota

i tuoi pensieri della notte.

Corrono come formiche

disorientate dal vento.

Ti dono il mio silenzio.

I miei sguardi teneri

percorrono il tuo corpo.

Immemore della vicinanza.






Possiamo farlo



Non c’era ragione

che tu movessi la fronte

a cercarmi gli occhi

per riconoscerli.

Sapevi già.

Tutto ti era noto

e ai miei occhi hai offerto

il sentiero e la gola.

Arresa.

Solo dopo hai svegliato i guardiani

e calato il velo dei tuoi pensieri

gelidi

negando i giorni nuovi.

Due di fronte

per diventare uno

ma non era questo

ciò che volevi.


Possiamo farlo.

Ti sussurrai disarmato

e s’incrinò la tua rocca.

Ora percorro i tracciati

della tua apparenza

che confonde marinai

senza bussola e stelle.


La tua mano si stringe

attorno a una conchiglia

mai ricevuta.











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